Francesca Calamusa

Sindrome respiratoria brachicefalica

Sindrome respiratoria brachicefalica

Autore: Francesca Calamusa – Medico Veterinario in Roma

Le razze cosiddette brachicefaliche (ovvero con il “muso schiacciato”) sono quelle in cui purtroppo, negli anni, un'estrema selezione genetica ha privilegiato l’aspetto estetico a quello funzionale, causando come conseguenza della loro particolare morfologia, problemi respiratori spesso molto gravi e riconosciuti sotto il nome di “Sindrome Brachicefalica Canina” o “Sindrome Ostruttiva delle vie Aeree Superiori (BAOS)”. Razze quali Bullldog Inglese, Francese o Carlino negli ultimi anni sono diventati molto popolari in Italia, questo grazie al loro carattere allegro, alla loro energia e alla loro predisposizione al gioco, che li rende dei meravigliosi compagni di vita. Il grande interesse, però, nei loro confronti è difficilmente associato alla consapevolezza dei problemi che questi animali si portano dietro, non solo di tipo respiratorio, ma anche su altri organi. Le razze sopracitate, tra le più famose, non sono le uniche ad essere interessate da questa problematica; tra le principali razze brachicefaliche vi sono: Boston Terrier, Pechinese, Cavalier King Charles, Shar-pei e Shitzu e più raramente soggetti di taglia grande come il Boxer e Bull Mastiff.

Questa particolare conformazione della testa, più larga che lunga, provoca anomalie anatomiche multiple quali:

·       narici stenotiche, più strette del normale, tanto che il passaggio dell’aria è ostacolato;

·       palato molle allungato, che separa la bocca dalle vie respiratorie, è troppo lungo rispetto alle dimensioni della cavità orale e finisce nella gola, creando rumori respiratori anomali;

·       ipoplasia tracheale, ovvero con conformazione e diametro anomali, predisponendo a infezioni ricorrenti delle vie respiratorie.

 

Fenomeni degenerativi primari e secondari

Conseguenza di queste malformazioni sono fenomeni degenerativi dovuti allo sforzo respiratorio che l’animale deve compiere, in quanto l’aria al passaggio inspiratorio non è lineare e crea una turbolenza contro le pareti delle mucose che, a lungo andare, si infiammano ingrossandosi o perdendo di tono, aggravando ancora di più il quadro clinico.
Fenomeni secondari sono, quindi:

·       collasso tracheale;

·       collasso laringeo;

·       eversione dei sacculi laringei, che sono delle piccole porzioni anatomiche posti ai lati della laringe che si infiammano e occludono ulteriormente il lume della gola.

I cani con sindrome brachicefalica sono, inoltre, più frequentemente soggetti a problemi gastrointestinali quali: rigurgito, vomito, scialorrea, meteorismo, difficoltà nella deglutizione con conseguente rigurgito durante o subito dopo il pasto, come conseguenza delle aumentate pressioni intratoraciche prodotte in risposta a un’ostruzione delle vie aeree superiori, oppure come conseguenza di una patologia gastroenterica primaria, come quadri di esofagite da reflusso, ernie iatali e gastroduodeniti di natura variabile.

Infine, lo sforzo respiratorio ha anche un impatto negativo sul cuore che dovrà svolgere un lavoro maggiore per il tentativo di respirare. A peggiorare questa condizione sono le frequenti apnee notturne a cui sono soggetti questi animali, dovute all’ispessimento della base della lingua e della parte finale del palato molle che possono occludere le prime vie aeree, soprattutto quando il cane dorme a bocca chiusa, e quindi, in seguito allo sforzo respiratorio, possono provocare un aumento irregolare della pressione arteriosa.

 

I sintomi clinici

I principali sintomi clinici che si possono riscontrare, in basa alla gravità della patologia sono:

·       intolleranza all’esercizio fisico ed al movimento, soprattutto nei periodi  caldo-umidi;

·       russare notturno;

·       respiro rumoroso, russante;

·       maggiore predisposizione al “colpo di calore”, soprattutto nei mesi estivi per inefficienza degli scambi respiratori;

·       starnuto inverso molto frequente, condizione tipica di questi cani dovuta alla presenza di un palato molle più lungo e iperplastico che causa una irritazione della gola;

·       cianosi;

·       sincopi, ovvero perdita improvvisa della coscienza con perdita del tono posturale, di breve durata e risveglio spontaneo.

 

Diagnosi

La diagnosi si basa principalmente sulla predisposizione di razza e sulla valutazione dei sintomi clinici, sulla presenza di narici stenotiche che sono, in genere, bilateralmente simmetriche e le pieghe alari che possono essere aspirate verso l’interno durante l’inspirazione, e quindi peggiorare l’ostruzione del flusso d’aria. Inoltre, una valutazione radiografica della trachea permette di valutare l’estensione e la gravità delle alterazioni, per la possibile presenza di un lume tracheale molto ristretto rispetto alla norma.

Molto importante è un esame endoscopico completo delle vie respiratorie che consente di definire esattamente quali delle sopracitate ostruzioni siano presenti e quantificarne la gravità, in modo da pianificare con esattezza i possibili interventi chirurgici correttivi, volti a migliorare il passaggio di aria attraverso le vie aeree superiori e di ridurre al minimo i fattori che aggravano i segni clinici.

Al fine di prevenire i fenomeni degenerativi prima citati è molto importante la prevenzione e far valutare fin da cucciolo il proprio amico a quattro zampe dal veterinario al fine di intervenire il prima possibile per ridurre la possibilità di complicanze.

La correzione chirurgica delle narici stenotiche (rinoplastica) può essere effettuata già a 3-4 mesi di età o comunque entro l’hanno di vita, cosi come l’asportazione della porzione di palato molle in eccesso (stafilectomia), in quanto la patologia peggiora con l’avanzare del tempo, soprattutto se le prime vie aeree non sono pervie.

Quindi, più si aspetta a ridurre il palato molle e/o ad aprire le narici, prima si manifesteranno le alterazioni anatomiche a livello laringeo, dei turbinati e cartilagini tracheali.

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