La spondilosi deformante (SP)
Autore: Antonio Santamaria, Medico Veterinario in Roma
È una malattia degenerativa a carico dei dischi intervertebrali, localizzata in particolare a livello delle vertebre lombosacrali, che porta alla formazione di osteofiti (proliferazioni ossee) con fusione delle vertebre e diminuzione d’elasticità della colonna vertebrale. A ciò consegue una pseudoartrosi dovuta alla contiguità delle formazioni di osteofiti nei due corpi vertebrali adiacenti e della conseguente infiammazione dei tessuti circostanti (osteomielite artrosica). In genere la malattia interessa i soggetti adulti di razza medio grande, in particolare i molossoidi e i Boxer sottoposti a lavoro e/o attività sportive. La diagnosi viene confermata mediante una radiografia latero-laterale della colonna vertebrale, in prossimità della regione lombo sacrale, includendo nell’immagine anche le ultime tre vertebre toraciche, possibile sede di localizzazione della patologia.
Segni clinici
La malattia può avere un decorso asintomatico, o altresì, presentare dei sintomi che variano in funzione della progressione della patologia. L’animale ha riluttanza a muoversi, l’andatura è incerta e rigida, in particolare sul posteriore, il cane tende a incespicare anche nei più piccoli ostacoli. Nei casi più gravi si avrà un notevole irrigidimento del rachide e conseguentemente di tutti e quattro gli arti fino alla totale paresi. Questi segni clinici sono dovuti ad un’azione infiammatoria a carico dei tessuti vicini alla zona colpita, con conseguente compressione dei nervi spinali dovuta alla presenza dei suddetti osteofiti. Tali vegetazioni ossee si possono rilevare sia nella porzione toracica, che in quella lombare e lombosacrale della colonna vertebrale. L’immagine radiologica disegna questi osteofiti come prominenze radiopache (cioè della stessa immagine dell’osso) di differenti dimensioni, che nel tempo tendono a ingrandirsi assumendo una figura caratteristica detta a “becco di pappagallo”. Nei casi gravi o in quelli molto avanzati questi ponti ossei tendono a unirsi tra loro, anche se il più delle volte vi è una semplice “interdigitazione”, cioè una sovrapposizione degli osteofiti stessi soprattutto nei tratti della colonna vertebrale che possiede una maggior mobilità.
La Spondilosi deformante (SP) è stata catalogata nel corso degli anni con varie classificazioni che tenevano conto dell’età dell’insorgenza del soggetto colpito, della componente biomeccanica o traumatica determinante la lesione, delle cause degenerative a carico del disco intervertebrale e della sua componente genetica.
La causa della degenerazione della colonna è da attribuire a un tentativo di riparazione dovuto a un insulto del tessuto articolare continuo e ripetuto, soprattutto in corrispondenza degli ultimi spazi intervertebrali toracici e dei primi lombari, laddove esiste una maggior flessibilità della colonna vertebrale. L’incidenza e le dimensioni degli osteofiti aumentano con l’età, tanto che nei soggetti di età superiore ai 10 anni vi è quasi sempre la presenza di grosse osteofitosi del tratto lombare e lombosacrale, reperiti casualmente in radiogrammi effettuati in corso di altri accertamenti diagnostici.
Il trattamento è di tipo antalgico e consiste nella gestione del dolore.