Autore: Francesca Calamusa, medico veterinario in Roma
L’iperplasia prostatica benigna (IPB) rappresenta il più comune disturbo della prostata nel cane.
Si riscontra nella maggior parte dei cani maschi non sterilizzati sopra i 5 anni di età come conseguenza della continua stimolazione androgena, mediata in particolare dal diidrotestosterone, che determina un aumento di volume simmetrico della ghiandola.
La prostata è una ghiandola sessuale androgeno-dipendente, presente nel cane, cosi come nell’uomo, di forma rotondeggiante/ovalare che avvolge l’uretra, vicino al collo della vescica appena al di sotto del retto. Il suo sviluppo, dimensione e capacità secernente sono preservati e mantenuti dal testosterone, l’ormone maschile che viene prodotto dai testicoli e in maggior quantità al raggiungimento della pubertà, fase in cui la mascolinizzazione si accentua, con cambio di carattere, aumento dell’aggressività, libido, sviluppo del pene, dei testicoli stessi e della prostata. La funzione della prostata è quella di produrre un liquido che crei un ambiente favorevole alla sopravvivenza e motilità degli spermatozoi. In condizioni normali, questo liquido si presenta chiaro e sieroso e ha proprietà battericida; viene prodotto durante l’eiaculazione, ma una piccola quantità viene secreta in continuazione e sospinta in uretra.
L’iperplasia prostatica benigna (IPB) è un aumento uniforme delle dimensioni della prostata dovuto a una proliferazione cellulare, normale con l’accrescersi dell’età del cane, per cui rappresenta una conseguenza naturale dell’invecchiamento e dell’influenza degli ormoni sessuali sul tessuto prostatico. Essendo un accrescimento pressoché fisiologico, finché è asintomatico non è considerata malattia, mentre quando compaiono dei sintomi, si sfocia nella patologia. Le cellule della prostata diventano più grandi e si moltiplicano e possono anche formare piccole sacche di liquido (cisti) all’interno della ghiandola. Per tale motivo, dopo il 5° anno di età sarebbe utile effettuare la palpazione rettale della ghiandola ad ogni visita di routine del paziente, al fine di tenerne monitorata la dimensione, consistenza e forma, simmetria e dolorabilità, soprattutto perché una sua modificazione nella struttura può passare inosservata.
Sintomatologia
La maggior parte dei cani con IPB non presentano segni clinici; quando presenti, questi comprendono:
· lieve scolo uretrale emorragico, con gocciolamento di sangue dall’uretra indipendentemente dalla minzione;
· ematuria (presenza di sangue nelle urine);
· costipazione e tenesmo, in quanto una prostata ingrossata può causare difficoltà e dolore alla defecazione con presenza di feci schiacciate e appiattite invece che cilindriche;
· in casi di estremo aumento di volume si può avere compressione dei nervi che vanno agli arti posteriori e quindi un’andatura all’apparenza rigida;
· predisposizione all’insorgenza di prostatite e ascessi prostatici.
Diagnosi
Alla visita clinica si può eseguire un esame rettale e palpare la prostata attraverso il retto per valutare se è ingrossata, asimmetrica o dolente; nell’iperplasia benigna la prostata è aumentata di volume in modo simmetrico e non è dolente.
La prostatomegalia viene confermata da studi radiologici e da un controllo ecografico nel quale si può evidenziare un coinvolgimento diffuso e relativamente simmetrico di tutta la prostata, con presenza di piccole strutture cistiche multiple e diffuse (iperplasia cistica). L’esame colturale delle urine, la valutazione dello sperma o l’aspirato prostatico forniranno ulteriori informazioni sul fatto che l’ingrossamento della prostata sia dovuto a qualche altro processo patologico, come infezioni o tumori. Il liquido dalla prostata può essere prelevato e valutato al microscopio per aiutare a escludere altre cause di ingrossamento della stessa (infezioni, cisti o tumori).
Terapia
Nei cani asintomatici, nei quali l’ingrossamento della prostata non causa alcun sintomo, il trattamento non è necessario. Mentre per i cani che mostrano segni clinici l’intervento di elezione è la castrazione. L’involuzione prostatica di solito risulta evidente entro poche settimane dalla rimozione delle gonadi e si completa entro 12 settimane dopo l’eliminazione della stimolazione ormonale. Nel caso in cui la sterilizzazione non fosse un’opzione terapeutica attuabile, per esempio soggetti giovani o riproduttori, si può cercare di ridurre la dimensione della prostata attraverso farmaci alternativi, la cui efficacia però non è assolutamente paragonabile alla asportazione dei testicoli e inoltre molti di questi farmaci hanno effetti collaterali negativi significativi e con risultati solo temporanei. Questi trattamenti sono a base di steroidi antiandrogeni simil progestinici e servono a tentare di protrarre nel tempo la vita riproduttiva del soggetto, ma comunque, se sospesi, portano a recidiva.
In passato si utilizzava la finasteride, uno steroide sintetico a uso umano che è risultato particolarmente efficace, sicuro e senza effetti negativi sulla libido e capacità riproduttiva. Il problema di questo farmaco è che necessita di protocolli terapeutici molto lunghi, anche 5 mesi, e in seguito la dimensione della prostata va comunque monitorata poiché, se dovesse aumentare, va ripetuto un altro ciclo.
Oggi il farmaco d’elezione è l’osaterone acetato (Ypozane) che va somministrato per una settimana e ha efficacia minima per 6 mesi fino anche a 12-16. Porta a una riduzione della prostata del 15% già dopo 20 giorni circa sino ad avere un’involuzione completa in un mese e mezzo circa, con protocollo che si può ripetere più volte al recidivare dell’iperplasia. Inoltre, non ha effetti collaterali sulla libido e fertilità.